Che lo stato di benessere dell’economia italiana sia in peggioramento costante da anni, se non decenni, è qualcosa che si può dimostrare anche senza guardare ai numeri. Basta rivolgere lo sguardo ad amici, figli e parenti che hanno perso il lavoro, vuoi per la sciagurata svendita delle aziende di stato a privati che ovviamente non possono che concepire un attivo in qualunque loro attività; vuoi per la globalizzazione e la mancanza di misure atte a mantenere sul suolo nazionale le aziende in cerca di delocalizzazioni profittevoli; e, non ultimo, per gli ultimi due anni di mala-gestione covid, che hanno portato al fallimento tante piccole attività e costretto alla sospensione senza stipendio tanti onesti lavoratori, in contrasto con le politiche adottate da altri paesi, anche europei, come la Svezia.
Se dunque questo impoverimento generalizzato (per giunta reso ancora più intollerabile dall’arricchimento di pochi individui o gruppi di potere a scapito degli altri) è cosa evidente, più difficile è stabilire quando questo declino sia iniziato.
Forse però questo stato di cose si può sintetizzare in quattro punti fondamentali:
- L’inizio delle privatizzazioni/liberalizzazioni e del processo di globalizzazione dal ’92 in poi.
- La perdita di sovranità monetaria e l’adesione a regole europee recessive (per es. il pareggio di bilancio)
- La gestione della pandemia del 2020-2022
- Le politiche sanzionatorie contro la Russia, e la gestione della “emergenza guerra”.
L’ultimo punto si è sviluppato dal 2014 a oggi, ed è ancora in divenire (il peggio deve arrivare: crisi energetiche autoimposte, razionamenti), con tutti i risvolti guerrafondai di un’Europa, di una NATO e soprattutto di un’Italia che si è scordata l’esistenza dell’art. 11 della Costituzione. Ma d’altra parte, è solo l’ennesimo di una serie di articoli violati in modo barbaro e ingiustificato dal 2020 a oggi.
Incidere su questo trend a livello nazionale sarebbe compito dei partiti: ma il Parlamento è ormai ridotto a un organulo del leviatano governativo, a sua volta forse solo un ingranaggio di un piano ben più allargato, che mira a distruggere la nostra economia per renderci più impauriti e più poveri, e quindi più ricattabili e più controllabili.
Tuttavia, qualcosa si può fare, cominciando dalle piccole comunità locali, dove non necessariamente si deve usare il denaro per dare e ricevere beni e servizi che restino all’interno delle comunità stesse; per poi espandersi con reti anche regionali e nazionali. E in questo, può servire di supporto l’appoggiarsi a realtà economiche alternative già strutturate, che si pongano l’obiettivo minimo di esistere in modo parallelo all’economia classica, e l’obiettivo massimo di soppiantarla completamente.
Serve, insomma, riprendere in mano il nostro potere economico e la nostra sovranità monetaria. Se dall’alto non ce lo concedono, facciamolo dal basso.
Ecco perché abbiamo voluto dare l’occasione ad alcune tra le principali realtà in campo di comunità economiche e monete alternative sul territorio nazionale di spiegare i principi che animano le loro proposte, e soprattutto, a livello pratico, presentarcene il funzionamento e i punti di forza.
Vi aspettiamo dunque il 23 aprile 2022 a Livorno in piazza Grande alle ore 17.00 insieme a Francesco Cappello (Monethica®), Eugenio Manescalchi (C.E.I. – Comunità Economica Indipendente) e Pierluigi Paoletti (Barterfly), per un pomeriggio di confronto e di arricchimento, non solo culturale ma anche monetario. Infatti, durante la giornata verrà spiegato anche in modo pratico come aumentare il proprio potere d’acquisto aderendo a uno dei circuiti presenti.
A seguire, vi invitiamo a restare per il nostro aperitivo in piazza, riscaldato da qualche drink e dalla musica di Gabriele Puccetti.